Patty Pravo: la coerenza di non somigliarsi mai troppo

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L’unicità di Patty Pravo è sotto gli occhi di tutti, si trasforma e si ritrova ad ogni cambiamento. Senza mai tradire se stessa e il suo personaggio magnetico ed affascinante, ha fatto, dell’evoluzione, un segno distintivo della sua storia, del suo percorso, lungo quasi cinquant’anni, e del suo aspetto. Quando un cantante si può inserire in quell’ambita e (quasi) inaccessibile cerchia di artisti che hanno fatto la storia? Quando, ad una voce riconoscibile ed intensa, si accosta una personalità spiccata e un’originalità tale da ridisegnare le tendenze e gli interessi della gente comune, dei musicisti e dell’arte, più in generale. E Patty Pravo risponde a tutti questi requisiti. Ne è, anzi, la più concreta prova.

La ragazza del Piper è stata il futuro del nostro passato. Ha spianato la strada a quello che, oggi, ci sembra originale e d’impatto e, qualche volta, persino incomprensibile e astruso. Perché la modernità non è un fatto di tempi, ma di ricerca, coraggio e trasformazione. E restare, nel tempo, un’icona di eleganza e carisma, oltre che uno dei nomi più importanti della musica italiana dell’ultimo mezzo secolo, ha richiesto la capacità, o necessità, di essere moderna. Non alla moda, che è ben diverso; non al passo coi tempi, che sembra più una faticosa rincorsa all’attenzione di un pubblico disinteressato; ma capace di scrivere la storia del suo tempo e  consegnarla a noi. E noi, abituati a tante e diverse proposte di pop stars originali e all’avanguardia, non possiamo non accorgerci di quanto Patty Pravo sia stata una delle prime (se non la prima) a creare il gusto, e non semplicemente ad assecondarlo.

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A metà degli anni sessanta, giovanissima, si è fatta conoscere al grande pubblico come interprete credibile e coinvolgente. “Ragazzo triste” è stato il suo primo successo. Sin da subito, si è dimostrata capace di vestire con convinzione e naturalezza i propri panni, i propri brani e quindi le storie che raccontavano. Tocca poi a “Qui e là”, “Se perdo te” e “La bambola”, brano che la consacrerà definitivamente e le farà vendere quaranta milioni di copie in tutto il mondo. È stata, per quegli anni di lenta ma decisiva rinascita, il simbolo dell’emancipazione femminile: bella da togliere il fiato, biondissima e di carattere risoluto e caparbio, si è imposta con decisione in un panorama musicale e, più in generale, artistico maschilista e statico. Ha giocato con la sua sensualità, con il suo innato fascino, che l’ha contraddistinta sin dalle primissime apparizioni televisive, e con la musica, passando dal beat alla melodia, da esibizioni raffinate ad altre, allo stesso modo eleganti, ma decisamente accattivanti; tocca, poi, all’elettronica, al rock e alla canzone d’autore (scrivono per lei, tra gli altri, anche De Gregori, Lauzi, Venditti, Mango, Cattaneo).

Ha partecipato ben otto volte al Festival di Sanremo (la prima volta nel 1970, con “La spada nel cuore, in coppia con Little Tony; l’ultima nel 2011, con “Il vento e le rose”). Avrebbe dovuto parteciparvi anche nel 1990, con “Donna con te”, poi interpretata da Anna Oxa. Ogni performance sul palco dell’Ariston ci ha confermato la coerenza di Patty con il suo modo di concepire l’arte; mai uguale a se stessa, anche dell’aspetto estetico ha fatto un’accurata ricerca, non lasciando mai al caso alcun dettaglio: nel ’70 si presenta vestita di nero, con un look austero e una folta chioma bionda e riccia; nel 1984, quattordici anni dopo, ritorna con un’immagine totalmente rivoluzionata, di ispirazione orientale; nel 1997, è la volta di un look privo di eccessi per l’intensa “E dimmi se non vuoi morire”, scritta per lei da Vasco Rossi, Gaetano Curreri e Roberto Ferri (quell’anno, raggiunse solo l’ottavo posto, ma fu da tutti definita la vincitrice morale di quell’edizione del Festival e le vendite confermarono questo successo); nel 2009 è di nuovo sexy, con trasparenze procaci e la voglia mai sopita di giocare con il suo personaggio provocante e anticonformista.
Questi sono solo alcuni degli esempi, da poter raccontare, di una lunga carriera di trasformazioni e ricerca, ma descrivono bene l’incapacità di Patty di dirsi arrivata e quindi di ripetersi.

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Quello che, quindi, per molti è stato (e, spesso, è tuttora) incoerenza, è stato (ed è, fortemente, tuttora) il mezzo più importante con cui Nicoletta Strambelli ha creato (e non costruito) Patty Pravo: la ricerca; l’intelligenza di ascoltare la propria inclinazione al cambiamento, ha fatto il resto.
Per arrivare ad un traguardo tanto importante, quello –appunto- dei suoi cinquant’anni di carriera, con lo stesso entusiasmo degli esordi, non basta una voce fuori dall’ordinario. Serve una personalità decisa, da non tradire mai; e, se non bastasse, la consapevolezza di dover ricominciare da ogni successo. E così, alla soglia di questa destinazione importante, Patty si prepara ad un nuovo inizio: un album di inediti, per il 2014, scritto con autori emergenti. Perché lei, che ai giovani ha insegnato tanto, da loro vuole imparare ancora qualcosa. E sfidare se stessa, con la coerenza di chi non ama somigliarsi troppo, senza tuttavia snaturarsi mai.

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