Le parole di Paola Iezzi, “La felicità è contagiosa”

1. Iniziamo facendo un passo indietro. Torniamo per un attimo alla Paola adolescente. Che quindicenne sei stata? A quell’età, come ti immaginavi dieci anni dopo?
Paola : sono stata un’adolescente come tutti gli adolescenti. Ero inquieta e piena di passione… piangevo spesso senza motivazioni logiche… è che a quell’età tutto ti tocca in maniera particolare. I problemi del mondo, la politica, la musica, la letteratura, la poesia. Ero interessata alle materie umanistiche mentre quelle matematiche o fisiche non me le filavo proprio. Studiavo solo quello che mi piaceva e il resto lo tralasciavo, per questo non ero una studentessa modello. Spesso mi sentivo fuori posto. Spesso volevo liberarmi di quel fardello. Le interrogazioni la mattina, quella sensazione di angoscia che avevo quando sapevo di non aver studiato e che avrei potuto prendere un brutto voto. Ma amavo molto alcune materie, i miei compagni di classe e alcuni professori che avevano particolare passione per il loro lavoro. Roberto Vecchioni era uno di quelli. Ma non solo lui. Amo e ho sempre amato il talento e la passione e li so e li ho sempre saputi riconoscere, fin da piccola. E comunque non mi immaginavo da grande. Vivevo la mia età cercando di “barcamenarmi” anche se ho sempre avvertito che mi sarei sentita più realizzata altrove, una volta che la scuola fosse finita. Non amavo quella specie di coercizione… quel modo che avevano certi professori di considerarti “piccolo” o “irresponsabile”. I brutti voti, alcune umiliazioni che ricordo molto bene. Sia su di me che su altri miei compagni. Sentivo che in qualche modo si sarebbe potuto fare diversamente un percorso scolastico. Senza che dovessero trattarti per forza da “bambinetta che non capisce”. E di questo sono ancora convinta. Credo che se si insegna ai ragazzi ad essere responsabili, non ci sia bisogno di adottare una “politica del terrore” che fatta poi alle otto della mattina è un incubo in più! ;-)))

2. E oggi, invece, che rapporto hai col futuro? Come immagini l’artista Paola Iezzi tra dieci anni?
Paola : cerco di non fare mai progetti troppo grossi o troppo proiettati nel futuro. Credo che la saggezza e la capacità di vivere bene, sia anche rappresentata dal cercare con forza di rimanere nel presente e di viverlo, qui e oggi, cercando di dare il massimo. Se sei proiettato sempre nel passato o nel futuro, rischi veramente di non imparare nulla della vita e io invece dalla vita voglio imparare tutto. Credo che la vita sia la cosa più bella che possa capitare e bisogna saperla accogliere e celebrare. Se ognuno di noi riesce a imparare cosa sia la concentrazione sul proprio presente, credo possa davvero essere a buon punto per conseguire la propria felicità, che per me esiste. E a trasmetterla poi a chi ha intorno. La felicità è contagiosa.

3. Oltre a cantare, da sempre sei autrice dei tuoi brani. Hai mai sentito il desiderio o il bisogno di donare un tuo pezzo a qualcuno?
Paola : Per ora no. Scrivo di cose che mi riguardano o riguardano strettamente la mia visione del mondo. Che forse è anche quella di altri. Ma ho bisogno di sentirla questa cosa. Magari non la sentirò mai. Potrei “donare” una melodia. Quello si. I testi sono ancora troppo personali. Scrivere è un percorso. Che magari porta sempre e solo a sé. Non sto dicendo che non mi piacerebbe. Dico solo che lo devi sentire.

4. C’è, invece, un artista che vorresti scrivesse per te una canzone?
Paola: Ce ne sono molti. Ma non mi va di fare nomi. Però, si, certo che ce ne sono

5. Negli anni, ti sei dimostrata sempre più un’artista poliedrica: cantautrice, dj e music selector, fotografa. In quale di queste attività ti senti più a tuo agio? E, soprattutto, quale esprime meglio, in questo momento della tua vita, quello che senti?
Paola : Ogni cosa che faccio la faccio perché in quel momento la sento come una parte di me che deve venire fuori, sennò se resta dentro “muore” e io non voglio che nessuna parte che considero bella ed espressiva di me, muoia. L’unico modo per non farla morire, per non soffocarla, è farla venire fuori. Per questo faccio tutto quello che ho voglia di fare. E lo faccio anche perché un giorno o l’altro la vita finisce. Non siamo eterni. Nessuno lo è e, quindi, se c’è qualcosa di bello o interessante che posso fare, lo voglio fare adesso, che sono viva, che sono in forze, ora che posso farlo. Celebrare la vita e l’esistenza utilizzando uno dei sistemi che amo di più, cioè la creatività, mettendo tutta me stessa in ciò che faccio.

6. Da poche settimane, è uscito un tuo nuovo progetto: “Se perdo te”, una cover dance del celebre brano di Patty Pravo. L’ep ha raggiunto in poche ore il primo posto nella classifica dance di iTunes e ha riscosso un buon successo anche in Spagna e Sud America. Da dove l’idea di riproporre questo pezzo in questa veste inedita?
Paola: Il risultato dell’ep in classifica lo devo solo ai miei fans (e ai fans che hanno seguito e sostenuto paola e chiara per 17 anni!) e alle persone che appassionatamente mi seguono e cercano di sostenere quello che faccio ogni giorno. Senza di loro anche questi risultati e la felicità e l’entusiasmo collettivi che ne conseguono, non sarebbero possibile. Quindi prima di tutto ringrazio loro. I fans.
L’idea nasce da una proposta. Mi è stato chiesto di cantare la colonna sonora di chiusura di un cortometraggio di moda, dal titolo “Eliza” diretto dal fotografo e regista Paolo Santambrogio. Per altro il corto ha avuto su vimeo una spropositata quantità di visualizzazioni ed è stato ri-bloggato e postato su moltissimi spazi web dedicati alla moda e al costume.
Era da molto tempo che volevo incidere una cover di questo brano di Patty Pravo che amo moltissimo. Non avrei mai fatto, pur amandola molto, una versione simile all’originale, perché le cose già meravigliose non vanno mai profanate, però con il regista (P. Santambrogio) e l’arrangiatore (Michele Monestiroli) avevamo visto il film “Drive” e ce ne eravamo tutti innamorati (film e colonna sonora) la sigla di chiusura è un brano dei “college” dal titolo “A real Hero”. Un brano dalle atmosfere molto 80’s ma odierne. Con un che di molto moderno, malinconico e sognante. Davvero un pezzo pazzesco. Con un bellissimo arrangiamento e cantato da una voce sussurrata, lieve, che al contempo è distante e siderale, ma piena di malinconia e romanticismo. Amo quel pezzo.
Così stabilito che il pezzo sarebbe stato “Se perdo te” che piaceva tanto a me e convinceva tutti, abbiamo deciso di dargli questa veste… simile al brano dei “college”. Non eravamo sicuri che il risultato ci sarebbe piaciuto e devo dire che nel cantarlo, è stato piuttosto difficile per me, distaccarmi dal lirismo con cui Patty Pravo l’aveva cantata nella sua versione originale… Ho faticato a tenere le code delle strofe e degli incisi, corte, a non vibrare la voce. A dare un’ambientazione così sobria, semplice, essenziale. E’ stato un lavoro di sottrazione. Molto interessante. Ma quando abbiamo sentito il risultato a tutti è piaciuto moltissimo.

7. L’anno appena trascorso è stato per te un anno artisticamente intenso: prima la partecipazione al programma di Rai Uno “I migliori anni”, che ti ha vista cimentarti ogni settimana in cover di brani che hanno fatto la storia della musica italiana; poi l’uscita di “Giungla”, l’ultimo disco con Chiara; in estate, inoltre, hai condotto, insieme a Max Pezzali e Jake La Furia, il programma “Nord Sud Ovest Est – tormentoni on the road”; in autunno, sei tornata nelle vesti di dj e hai pubblicato, come dicevamo, l’ep “Se perdo te”. Noi, che ti abbiamo vista metterti in gioco con grande serietà e dedizione ad ogni progetto, diremmo che sei un’artista instancabile e appassionata. Tu, che l’hai vissuto in prima persona, come racconteresti il 2013?
Paola : Ci vorrebbe tempo e spazio per raccontare davvero come ho vissuto quest’anno. Posso solo dirti che la crisi economica ha dato una bella mossa a un sacco di gente. Oggi c’è una grande mobilità nel lavoro. E sembra strano dirlo a volte, ma il nostro è anche un lavoro, non solo una passione. Quindi se uno vuole “campare” del proprio lavoro, una mossa se la deve dare per forza. O decidi, come molti, di mollare e trasferirti altrove cercando nuove opportunità, o resti e combatti. Io per ora ho scelto la seconda. Ti sembrerà strano, ma nelle difficoltà di ciò che accade, mi sento chiamata a qualcosa di più grande, che semplicemente far fronte ad un momento di difficoltà. Mi sento che ho un ruolo di vera responsabilità. Mi sento che posso dare, nel mio piccolo, un buon esempio di come affrontare questo momento. Un momento difficile uno può decidere di affrontarlo con un sentimento negativo, lamentandosi di continuo e deprimendosi. Io ho deciso di fare l’opposto. Con grande semplicità. Non so sinceramente se riuscirò a “trascinarmi fuori” dalla “zona pericolo” , ma sto lavorando duramente, non solo per esprimermi come artista, ma anche per riuscire a sopravvivere del mio lavoro. Per questo non mi considero solo una che canta e che scrive musica, ma una “performer” in senso generale. E questa cosa mi piace molto. Oggi quasi tutti fanno più cose contemporaneamente. Di un solo mestiere non si campa più. Non è solo una mia condizione personale, ma di tutti. Per citare parole più grandi di me …”Qui, o si fa l’Italia o si muore” e ciascuno di noi, nel proprio campo deve dare il proprio contributo e il buon esempio alle generazioni più giovani, sennò saremo costretti a veder morire il nostro paese.

8. Cosa ti aspetti dal 2014? I tuoi fans sperano in tuo album da solista. E’ nei tuoi progetti?
Paola : Lo spero, certo che lo spero. Vedremo cosa verrà fuori. Lavoro anche per questo insieme a mille altre cose.

9. Concludiamo questa intervista con due parole chiave nel tuo percorso artistico: cambiamento e modernità. Sei sempre stata attenta a questi due concetti, facendo sì che non rimanessero solo concetti. Cosa sono per te? Quanto è difficile mettersi sempre in discussione e restare coerenti a se stessi?
Paola: Non saprei. Non c’è mai un punto in cui mi dico “ecco, ora mi metto in discussione” . La separazione artistica con Chiara è stata dolorosa. Non si può pensare di “chiudere una storia” durata così tanti anni senza soffrirne. Oggi però, credo fosse necessaria per molte ragioni. Quando senti che hai dato tutto ciò che potevi dare (ed entrambe lo abbiamo fatto al massimo) a un progetto e senti che per continuare a essere sincero con te stesso e con la musica che fai, non puoi, non potevamo  più fare finta di non sapere che entrambe nel tempo abbiamo sviluppato un differente linguaggio e modo di vedere la vita e vivere la musica e questo mestiere. A quel punto entrambe dovevamo per forza prendere una decisione e fare un passo evolutivo. Così abbiamo fatto, intraprendendo ciascuna la propria strada.
Credo che il talento più grande che una persona possa avere (l’ho detto più volte) siano  l’intelligenza e la forza interiore. Senza quelle puoi essere il più dotato musicista o cantante o quello che ti pare, ma non raggiungerai mai la cosa più importante, cioè servirti di un dono che Dio ti ha fatto (perché il talento non è merito tuo ma è un dono che ti è stato fatto!!!) per dare il tuo contributo all’evoluzione dell’umanità.  “Uno il proprio talento lo deve onorare”. Ho sentito dire questa frase da Morgan a XFactor e mi ha colpito, perché la trovo tanto vera.  Secondo me solo con l’intelligenza puoi onorare il tuo talento, sennò il talento diventa uno stupido esercizio per persone egocentriche come spesso sono gli artisti, che restano vittime inconsapevoli di loro stessi e delle loro abilità. A cosa serve alla fine?…
Io studio ogni giorno per diventare una persona sempre più preparata e intelligente, ecco cosa faccio davvero. Voglio fare la mia parte in questo mondo, non rinchiudermi in un eremo a fare stupidi esercizi di abilità per me stessa. Per vivere solo di un applauso, quando vado sul palco. Amo costruire i progetti, lavorare con team di persone appassionate quanto me. Alle quali interessi progredire. Sono una che crede nel lavoro, nella modernità, nella consapevolezza (che esiste anche in chi fa questo strano mestiere) e nella crescita dell’umanità.  E voglio fare la mia parte. Sono una futurista! ;)

10. Paola, grazie per la tua gentilezza e disponibilità.
Grazie a voi. E’ sempre bello poter “parlare” senza tagli o censure e sempre delle stesse cose. Molto bello
Grazie di cuore ❤

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