Talent si o talent no? La differenza la fa la gavetta

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Capita, di frequente, che molta gente etichetti gli artisti provenienti dai talent show come cantanti trascurabili e di scarse qualità artistiche. Qualcuno, più rigido, decide addirittura di non prendere affatto in considerazione la loro musica solo perché, per farsi spazio nel panorama musicale, questi artisti sono passati attraverso la tv, che ormai è piena di programmi interessati a lanciare giovani proposte sul mercato, ma è scevra di trasmissioni che si dedichino alla musica, senza distinzioni di genere o provenienza. La musica, appunto, si è ridotta a fare da contorno ad un meccanismo che la vede protagonista solo nelle intenzioni, ma non nei fatti. Questo contesto divide drasticamente il pubblico in due, quando si tratta di giudicare i personaggi provenienti da “Amici”, “X Factor” o “The voice”: c’è chi li sostiene, c’è chi li critica negativamente e poi, in un angolo, chi li trascura volutamente perché “vengono dal talent”.

Questo atteggiamento, in verità, risulta fortemente limitante e assai negativo perché si finisce per dimenticare che la televisione non è altro che un mezzo. L’attenzione va posta al “prima” e al “dopo”. Il “prima” è la crescita, la formazione, le piccole (ma significative) esperienze che sembrano trascurabili ma temprano il carattere e creano (o confermano) il gusto. Il “dopo” può (e deve) esserne la conseguenza. Il “durante” è il talent. Ma potrebbe trattarsi anche di Sanremo, di un festival locale, di un canale YouTube molto visitato, del web -più in generale- che oggigiorno è forse la più potente e immediata vetrina, col rischio costante ed evidente di creare mostri. Insomma, la gavetta è il pezzo di strada, faticosa e apparentemente interminabile, attraverso cui bisogna necessariamente passare per crearsi un futuro di consapevolezza e consistenza. Non è forse superficiale, dunque, ignorare un artista solo perché ha utilizzato un mezzo per farsi conoscere, ma ha uno stile, un carattere e un percorso artistico personale, frutto di duro impegno e fatica? Certamente, quell’impegno e quella fatica di cui parlo, sono il bagaglio con cui si affronta il “durante” e il “dopo”. E sono fondamentali.

È giusta, e forse persino giustificata, la titubanza verso quei giovani cantanti, spesso acerbi e impreparati, che approdano in tv ancora minorenni o comunque non abbastanza adulti da poter vantare un “prima”. Si formano (per quanto sia possibile farlo in pochi mesi o, più spesso, in poche settimane) davanti ad una telecamera e vengono lanciati subito sul mercato. Non saper aspettare di crescere, non di rado, porta alla nascita di prodotti confezionati dalle case discografiche; prodotti che si rivelano meteore e che, già dall’anno successivo, cercano di riscattarsi e riprendersi la fetta di pubblico conquistata in poco tempo e persa in uno spazio ancora più breve e labile.

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Di artisti che hanno fatto la gavetta, che hanno studiato e hanno aspettato di trovare l’occasione che non li snaturasse, ma li valorizzasse, ce ne sono tanti, in Italia. Si tratta di quegli artisti che sono riusciti persino a  “far dimenticare” di provenire da un talent. E anche i più scettici e categorici hanno smesso di storcere il naso e hanno iniziato a giudicarli per il loro talento, per il loro percorso e la loro storia artistica che, con buona pace di tutti, inizia a prendere una forma interessante e personale.
Noemi, la rossa cantante romana proveniente dalla seconda edizione di X Factor, ne è una straordinaria prova. Verace, intensa e determinata, con la sua voce profonda e il suo carattere timido ma risoluto, ha conquistato il pubblico e i suoi colleghi, pur non essendo arrivata nemmeno alla finale del talent a cui ha preso parte. Sin da subito, hanno creduto in lei Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Gaetano Curreri, Fabrizio Moro, Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino. I suoi dischi sono personali, odorano della stessa grinta e forza della loro interprete, sono non si limitano a somigliarle ma la completano. Le canzoni sono scelte con attenzione e cura, la stessa Noemi ha affermato di non aver mai sentito l’urgenza di affermarsi come autrice ma che, tuttavia, non canta tutto quello che le propongono, ma ciò da cui si sente descritta e che quindi può fare suo, come se fosse nato dalla sua penna. Laureata al Dams di Roma, ha fatto una lunga gavetta, si è esibita nella sua città e ha viaggiato a lungo, per contaminarsi con influenze diverse da quelle proposte dal suo ambiente. Da quando fa la cantante di professione, inoltre, ha curato la regia di alcuni dei suoi video, ha scritto alcuni brani per se stessa (e parteciperà al prossimo Festival di Sanremo per la prima volta nelle vesti di autrice) e ha fatto il coach a “The Voice of Italy” (e lo sarà anche nella seconda edizione del programma, in partenza a Marzo, su Raidue).

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Un’altra artista di grande carattere e dalla personalità spiccata è Giusy Ferreri. In lei ha creduto dapprima Tiziano Ferro, che ha scritto il suo primo successo, “Non ti scordar mai di me” e il suo primo disco, “Gaetana”, e poi, senza farsi attendere, tutto il pubblico, che l’ha incoronata regina incontrastata nell’estate del 2008. Da lì, successi di vendite e di critica, un album di cover apprezzabile e per niente convenzionale, “Fotografie”, che ci ha mostrato come Giusy sia un’artista colta e poliedrica (spicca l’interpretazione de “Il mare verticale” di Paolo Benvegnù). Ma, quello che più è evidente, è la sua incessante voglia di esprimersi e di rischiare di perdere consensi facili, pur di potersi raccontare con i propri testi e le proprie melodie. Così, dopo una prima prova brillantemente superata a Sanremo 2011, la Ferreri torna al Festival, quest’anno, con un lavoro scritto da lei.

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Con l’edizione del 2010 di X Factor, si è fatta conoscere al grande pubblico Nathalie, una giovane cantautrice romana, apparentemente schiva e fragile, ma con un piglio rock non indifferente. Ancor prima di terminare la sua esperienza nel programma tv e andando contro i pareri degli addetti ai lavori, ha scelto di presentare un inedito, “In punta di piedi”, interamente scritto da lei, preferendo confrontarsi subito con le proprie capacità e col proprio stile, certamente personale e ricercato. Dopo X Factor, ha partecipato a Sanremo 2011: “Vivo sospesa”, brano presentato all’Ariston, è interamente suo (così come l’intero album che ha pubblicato a seguire). Nel settembre dell’anno appena trascorso, è uscito “Anima di vento”, un disco intenso e ispirato, che l’ha vista duettare anche con Franco Battiato.

Questi tre esempi (che sono solo alcuni dei casi da non sottovalutare) dimostrano come un giudizio affrettato possa precluderci la possibilità di conoscere artisti di grande personalità e carisma che, con la giusta attenzione da parte del pubblico e della critica, potranno ritagliarsi uno spazio duraturo e convincente in questo grande mosaico che è musica italiana, oggi. Un mosaico confuso e colorato in cui c’è posto per tutti, ma bisogna che ciascuno sappia tenerselo, con personalità e lealtà, verso la propria musica e le proprie inclinazioni. Senza tradirsi, perché di riflesso significa tradire il pubblico, che raramente perdona.

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