Le parole di Giorgia Wurth, “Siamo normali quando assecondiamo il nostro cuore”

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La mia rubrica oggi apre il suo spazio ad un’artista poliedrica, Giorgia Wurth, attrice di successo e scrittrice di grande delicatezza e talento. Lo scorso uno aprile, Giorgia ha pubblicato il suo secondo romanzo, “L’accarezzatrice” (Mondadori), che tratta (e unisce, con straordinaria sensibilità) due tematiche delicate e importanti che, insieme, hanno sempre rappresentato un tabù: sesso e disabilità.

1. Giorgia, ci racconti “L’accarezzatrice”? Il mio spazio ti garantisce la più totale assenza di censure. Mi piace che chi fa arte, in qualsiasi modo essa si manifesti, sia libero di esprimersi.
Giorgia: Accarezzatrice è una parola bellissima. Un modo poetico e delicato per definire l’assistente sessuale ai diversamente abili. Una figura professionale a mio avviso assolutamente necessaria che offre la possibilità a persone imprigionate nel proprio corpo di esprimersi. E di gioire. Corpi ipermedicalizzati che ogni giorno vengono lavati, svestiti e nutriti ma mai toccati in modo umano, con calore. Corpi che dipendono dagli altri in tutto e per tutto. Corpi impossibilitati a toccarsi. Corpi che spesso, sbagliando, consideriamo asessuati. Come gli angeli. Ma che se provano a comunicare la loro necessità diventano improvvisamente diavoli. Ecco, L’accarezzatrice è un viaggio. Il viaggio di Gioia, infermiera che perde il suo lavoro in ospedale, e per pagare le cure al padre malato ha bisogno di trovare un nuovo lavoro. Attraverso una serie di incontri per lei “inediti”, verrà in contatto con questo mondo sommerso, meraviglioso, che vorrebbe gridare il proprio dolore e la propria richiesta di aiuto ma che non sa come farlo o non trova nessuno disposto ad ascoltarlo. Un viaggio intenso, doloroso ma anche divertente, dentro e fuori di sé, che le cambierà la vita e le regalerà l’amore. Quello vero. Quello che abbatte tutte la barriere. Architettoniche e non.

2. Quando questo libro ha smesso di essere un’idea ed è diventato una realtà concreta? Cosa (o chi) ti ha dato l’input per iniziare?
Giorgia: Circa cinque anni fa, quando per la prima volta mi sono imbattuta in un articolo che raccontava la figura dell’assistente sessuale, ho capito che per me sarebbe iniziato un cammino. Un cammino lungo, e ostico. Ma meraviglioso. Le grida (soffocate) di richiesta di aiuto da parte delle persone diversamente abili e delle loro famiglie, mi hanno dato la forza e la motivazione per non fermarmi. Mai.

3. Durante il periodo in cui ti sei dedicata alla scrittura, hai vissuto dei momenti di sconforto? C’è stato un istante in cui hai pensato di lasciar perdere?
Giorgia: Ad ogni parola che scrivevo, mi domandavo: ma chi sono io per raccontare storie così delicate, complesse, lontane da me? Ma poi sentivo qualcosa, tipo una vocina provenire da chissà dove, che mi spronava ad andare avanti e a far crescere questo embrione dentro di me. Finché alla fine, dopo una lunghissima gravidanza, ho partorito L’accarezzatrice!

4. Mi assumo la piena responsabilità di quello che dico: l’Italia, spesso, si dimostra poco propensa a superare i propri limiti e si chiude a riccio di fronte alla diversità. Il tuo è certamente un romanzo coraggioso e “diverso”. Non hai mai temuto le critiche del pubblico o, più semplicemente, di essere vittima di giudizi sbrigativi e superficiali?
Giorgia: Certo. Ma questo è normale che avvenga. Io stessa non andrei mai in libreria a comprare un romanzo di Giorgia Wurth! Penserei: ma quella fa l’attrice, e vuole pure scrivere??? Però penso che questo libro abbia in sé una verità, una forza ed insieme una delicatezza tali da superare tutte i pregiudizi…

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5. Sole, protagonista del tuo primo romanzo – “Tutto da rifare”- e Gioia, protagonista de “L’accarezzatrice”: due donne, due personalità distinte e peculiari, due realtà distanti. Quanto, e in cosa, ti ha cambiato raccontare le loro storie?
Giorgia: Sole è una ragazzina complessata, fragilissima, cresciuta con due genitori assenti e autoreferenziati. Non riesce a trovare i filtri per difendersi da un modello sociale cattivo e ingiusto con le donne. E alla fine si autodistruggerà. Gioia è fragile e forte insieme, perde tutto ma trova il coraggio di rimettersi in gioco e ripartire da zero. Per lei inizia una nuova vita, un nuovo lavoro che le regalerà degli incontri straordinari, tra cui l’uomo di cui si innamorerà sconfiggendo le sue paure. Scrivere di loro mi ha aiutato ad analizzare me stessa, ad esorcizzare alcuni miei timori, a capirmi. Per me scrivere è molto più efficace (ed economico) che andare in analisi!

6. Parliamo di te. Sei un’attrice di successo, hai recitato in teatro, per il cinema e per il piccolo schermo; sei stata una presentatrice e persino un’annunciatrice; hai pubblicato due romanzi. Un’artista certamente poliedrica per un’Italia che, spesso, non premia chi riesce a portare avanti, anche egregiamente, più attività. Come riesci a conciliare il tutto? Scrittura e recitazione possono coesistere o ti ritagli spazi diversi (o – sarebbe meglio dire- periodi diversi) per l’uno e l’altro lavoro?
Giorgia: Mi chiedo sempre che cosa facciano gli attori quando non lavorano (e quindi la maggior parte del tempo). Ecco, io scrivo. Altrimenti impazzirei.

7. Hai recentemente rivelato che la scrittura è la tua prima passione e che scrivi da sempre, sin da quando hai imparato. Sei anche una lettrice? L’ultimo libro letto? Ce n’è uno che, più di altri, porti nel cuore?
Giorgia: Il libro che mi porto nel cuore è “Il piacere” di D’Annunzio. Ora sto leggendo “Il sale rosa dell’Himalaya” di Camilla Baresani. Un libro delizioso che vi consiglio!

8. Chiudiamo quest’intervista così. Un bambino ti chiede di spiegargli cosa sia la normalità (e quindi, di riflesso, l’anormalità). Cosa gli rispondi?
Giorgia: Questa è una domanda che mi pongo sempre anch’io. E a cui non so rispondermi. Credo che il concetto di normalità non esista. O meglio, è del tutto soggettivo. Ciò che per me è normale, per te può essere alquanto bizzarro. E viceversa. Quindi penso che siamo “normali” ogni volta che assecondiamo il nostro cuore e la nostra intuizione, purché non procuriamo del male agli altri.

9. Giorgia, grazie per la tua disponibilità ed estrema gentilezza.
Giorgia: Grazie a te per il tempo che mi hai dedicato, e buona vita a tutti!

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