Tutte le parole del Festival di Sanremo 2015

Mancano pochi giorni all’inizio della sessantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Venti i big in gara, venti anche le canzoni (si torna alla formula tradizionale e ogni artista interpreta un solo brano), poco meno gli autori che firmano i pezzi. Il grande protagonista, quest’anno, è Kekko (leader dei Modà), che scrive per Annalisa, Bianca Atzei e Anna Tatangelo; e se dietro Malika c’è l’elegante penna di Pacifico e quella “giovane” (in tutti i sensi, perché partecipa nella categoria “Nuove proposte”) di Giovanni Caccamo, “Straordinario” di Chiara porta la firma di Ermal Meta; tanti coloro che hanno scritto il proprio brano (Britti, Biggio e Mandelli, Grazia di Michele, Irene Grandi, Grignani, Masini, Nek, Raf, Nesli e Nina Zilli), mentre spicca Cesare Cremonini che firma, con Fio Zanotti, “Voce” di Lara Fabian e Fedez che corre in aiuto del giovane Lorenzo Fragola; accanto a Moreno c’è, invece, Roberto Casalino.
Testi poco incisivi, poco d’impatto e quasi per niente interessanti. A parte rare (e -in alcuni casi- sorprendenti) eccezioni, si tratta di accozzaglie di parole messe insieme per dare alla luce storie trite e ritrite, rime facili e amori declinati in tutte le salse. Proprio tutte. E tutte mediocremente prevedibili.

ANNALISA – UNA FINESTRA TRA LE STELLE
Speravo fosse la volta buona per la definitiva consacrazione di Annalisa, artista di grande eleganza e discrezione. Il talento non le manca, la sua voce è cristallina e ricca di sfumature che -a mio avviso- non sono mai state sfruttate del tutto (specie al Festival di Sanremo). Un’occasione giocata male fu quella di due anni fa, con la debole “Scintille”, che faceva da traino ad un disco, “Non so ballare”, che non riuscì affatto a fare scintille e si dovette accontentare di un risultato mediocre. Oggi tocca a “Una finestra tra le stelle” di Kekko. Il testo è debole, intriso di frasi acchiappa-dodicenni, alcune persino imbarazzanti (“Baciarti e poi scoprire che l’ossigeno mi arriva dritto al cuore, solo se mi baci te”). Insulso. VOTO: 4.5

BIANCA ATZEI – IL SOLO AL MONDO
“Chi è Bianca Atzei?”, più o meno tutti se lo stanno chiedendo, in questi giorni. È la pupilla di Kekko e della “Ultrasuoni”, quindi di Rtl e Radio Italia. Una voce roca e intensa per canzoni strappate a forza dal melenso repertorio della Amoroso. Kekko scrive per lei “Il solo al mondo” e il testo recita “Però io ti amo mentre dentro muoio. No, tu non puoi capire che sei il solo al mondo con cui voglio stare”. Originale e d’impatto. Si, proprio così. VOTO: 4.5

MALIKA AYANE – ADESSO E QUI (NOSTALGICO PRESENTE)
Malika è una garanzia. Malika che scrive con Pacifico, e l’ha dimostrato più volte in passato, è una certezza che non lascia spazio a dubbi o perplessità; se la qualità vincesse, bisognerebbe puntare tutto su di lei. “Adesso e qui (nostalgico presente)” appare intensa e raffinata già alla sola lettura del testo (“Si dice che domani sia il solo posto adatto per un bel ricordo, non è vicino e nemmeno addosso”). VOTO: 7.5

BIGGIO E MANDELLI – VITA D’INFERNO
Biggio e Mandelli, “I soliti idioti” in veste di cantanti. Ho letto il testo e ho trovato esattamente quello che mi aspettavo di trovare: una denuncia che denuncia tutto e niente, che potrebbe rivelarsi uno spreco di frasi ironiche e rime taglienti per una vita d’inferno che lamenta il malfunzionamento del wi-fi, i pezzi del motore dell’automobile da sostituire o il furto di un motorino. Un quadro sarcastico di un’intera vita passata a sopportare le fatiche del quotidiano, niente più, niente meno. “Porteremo la canzone sul palco come un vero spettacolo”, dicono. Aspettiamo, dunque. Intanto il testo non mi sconvolge e non mi dispiace. VOTO: 6.5

ALEX BRITTI – UN ATTIMO IMPORTANTE
Ecco un’altra garanzia, anzi due: Alex Britti e la sua chitarra. Un connubio, questo, che è sinonimo di talento. So già che Britti porterà sul palco dell’Artiston un pezzo di grande trasporto, “sono partito dal jazz, ho aggiunto la chitarra blues e ho ‘impiattato’ il tutto nel pop”, racconta. E c’è da pensare che il risultato non deluderà. Il testo, intanto, non brilla ma non delude, non tocca picchi di eccessiva originalità (“Siedi sul tetto del mondo e lascialo girare, chiudi in silenzio la porta ma solo per restare”) ma nel suo caso, più di altri, è fondamentale ascoltare come queste parole si sposino con l’atmosfera musicale che ha scelto per loro. Si merita la sufficienza. VOTO: 6

CHIARA – STRAORDINARIO
Anche per Chiara, come per Annalisa, è il Festival della consacrazione. E, nel suo caso, mi sembra possibile. Trovo Ermal Meta, l’autore di “Straordinario”, un artista di talento, scrive bene e si fa apprezzare per l’utilizzo efficace di parole semplici. Non strafa, ma non scade nel banale (“…come questi anni che sono veloci, che stancano i volti mentre formano i cuori. Sono gli anni più duri, ma dicono i migliori”). Per il resto, tocca a Chiara, alla sua voce, indubbiamente bella e coinvolgente. E se si calerà bene nella parte e interpreterà al massimo delle proprie potenzialità questo testo, “questo viaggio avrà un finale straordinario”, sicuramente diverso da quello di due anni fa con “Il futuro che sarà”. VOTO: 6.5

DEAR JACK – IL MONDO ESPLODE
Da “Amici” a Sanremo in meno di un anno. Nel mezzo, qualche brano di dubbia originalità. Ma sono giovani, piacciono alle ragazzine e (temo) si contenderanno la vittoria con l’altro giovane talent(o) che sbarca al Festival dopo pochi mesi da “X Factor”, Lorenzo Fragola. A nessuno interessa che il testo sia originale, in questo caso. Potrebbero persino non cantare (e forse sarebbe meglio, visto che “il mondo esplode tranne noi, che abbiamo fretta di perderci, cercando il senso dentro questo viaggio”). “Niente è per sempre”, recita il brano in un altro verso. E io spero si riferiscano allo strapotere dei talent, ai fenomeni che creano e alla fretta con cui li consumano. C’è decisamente di peggio, ma non decolla. VOTO: 5+

GRAZIA DI MICHELE E MAURO CORUZZI – IO SONO UNA FINESTRA
Un bel testo. Intelligente, interessante, d’impatto. Difficile scegliere un verso che lo riassuma. La finestra che raccontano la Di Michele e Coruzzi è faticosamente, imprescindibilmente, straordinariamente umana. E vive la propria sofferta, unica verità. Che cozza, inevitabilmente, con quello che gli altri pensano (o pensano di sapere). Un testo da leggere, da capire, da rifletterci sopra. “Io sono una finestra che aspetta che il vapore svanisca”, cosa sia il vapore, lascio a voi scoprirlo. VOTO: 8

LARA FABIAN – VOCE
Per Lara Fabian scende in campo Cremonini e il risultato non mi sembra sorprendente. Nemmeno terrificante; ma –a volte- il limbo è peggio dell’inferno. Perlomeno, il disastro crea scompiglio e fa parlare, la via di mezzo è innocua e non suscita interesse. Ecco cosa mi sembra “Voce”, un piccolo mucchio di belle parole (vento, serenità, limpido, silenzio, aria, anima) che non arrivano da nessuna parte. Sarà, ne sono certo, l’ennesimo esercizio vocale per l’estensione spropositata della Fabian. Sarà voce, appunto. VOTO: 5-

LORENZO FRAGOLA – SIAMO UGUALI
Fragola ha vinto “X Factor” meno di due mesi fa, ha già ricevuto il doppio disco di platino per il suo singolo d’esordio e si presenta al Festival con un brano che porta la sua firma e quella di Fedez. Gli ingredienti per vincere ci sono. Il discorso fatto per i Dear Jack si ripete qui pressoché uguale: le fragoline, che troveranno l’appoggio dell’esercito di Fedez, lo voteranno anche senza ascoltare il brano. Che recita “Siamo uguali in fondo e forse cercherai le mie mani solo per un giorno (…) e forse capirai quanto vali, potrei darti il mondo”. Riconosco Fedez in alcuni versi (“senza piedistalli non riusciamo a stare in piedi” che suona molto “siamo divisi dallo spazio senza essere pianeti”). VOTO: 5+

IRENE GRANDI – UN VENTO SENZA NOME
Irene Grandi torna dopo cinque anni dall’ultimo disco di inediti. E mi sembra diversa, matura, introspettiva. Torna al Festival da cantautrice e si racconta in un brano autobiografico. Parla a se stessa, rivolgendosi al coraggio e alla determinazione di una donna di parola, che se n’è andata e sorride. Consapevole, forse. Certamente senza rimpianti (“Sei stata di parola, non ti sei voltata. Con il vento, sei andata via da te, via da qui, via dalla notte infinita”). Una rinascita, per Irene, che parte da un testo valido e profondo. Spero in un successo per lei. VOTO: 7.5

GIANLUCA GRIGNANI – SOGNI INFRANTI
Un brano che si presenta come un’amara fotografia di ciò che viviamo ogni giorno. C’è l’amore, lo stato, l’informazione, la disillusione e la speranza (dis)illusa. C’è tanto; c’è troppo, forse. Non è un brano d’amore, ma nemmeno una canzone di denuncia sociale. È l’immagine di un Gianluca Grignani ormai cresciuto che cerca di mostrare come sia diventato grande. Confonde, ma non delude. Denuncia, ma non sconvolge. Mostra, ma non fa vedere nulla di concreto. Poteva fare di meglio, ma poteva fare decisamente di peggio (e lo sappiamo bene). Aspetto di vedere la sua dannazione sul palco, di ascoltare la sua rabbia, la sua voce profonda. Intanto è più che sufficiente. VOTO: 6+

IL VOLO – GRANDE AMORE
“Grande imbarazzo”, sarebbe stato il titolo più azzeccato. Un calderone di brutte frasi già dette, che suonavano fuori luogo e patetiche già ai tempi di Claudio Villa. “Respiro dei giorni miei d’amore”, cantano. “Dimmi che mai, che non mi lascerai mai”, insistono. “Dimmi che sei, che sei il mio unico grande amore”, concludono. Un testo brutto, non trovo sinonimi che sappiamo meglio raccontarlo. Un testo che, definirlo insipido, significherebbe fargli un complimento. VOTO: 3

MARCO MASINI – CHE GIORNO È
Un Marco Masini positivo, che consiglia di “vivere ed amarsi, vivere e lasciarsi vivere”, con un finale che lascia una concreta speranza ad una possibilità, ad una rivalsa, “in questa vita che ha fretta, riapriamo ancora una porta e raddrizziamo la rotta per vivere che giorno è”. Mi piace questo suo nuovo volto, il volto di un cinquantenne che sembra in pace con se stesso, con i propri fantasmi e le proprie paure. Che non sembrano svanite, sembrano avere un nome. E lui, consapevole, le guarda in faccia con coraggio. E insiste “smettila di smettere”, “non stiamo mica giocando con questa eternità”. Il giudizio non può che essere positivo. VOTO: 6.5

MORENO – OGGI TI PARLO COSÌ
Oggi Moreno parla così, mescolando rap e pop, districandosi tra versi rappati e altri cantati. Il risultato sembra non aver soddisfatto i critici. Moreno, di certo, non si è mai distinto per essere un genio della parola (o della rima). E qui (purtroppo) lo conferma. Ci toccherà sentire “il tempo prende il volo in un momento […], è la passione, il pass per arrivare al cuore e tenerlo vivo come un by-pass”. Proveremo imbarazzo e, insieme, ci strapperà un sorriso. Del resto “è la storia di un ragazzo cresciuto sull’asfalto” (Chi? Moreno?”) “che punta in alto dove il cielo è blu cobalto”. Confermo: ci farà ridere. E per questo va premiato. VOTO: 4.5

NEK – FATTI AVANTI AMORE
Nek torna a Sanremo dopo “Laura non c’è”. Lei non c’è, ma l’amore si, non manca e torna prepotente con Filippo Neviani. La vera svolta, lo conferma lo stesso artista, sarà il sound di questo brano “elettronico, a metà strada tra la dance e Avicii”. Non è un testo che lascia stupefatti alla lettura, “siamo fatti per amare, nonostante noi; siamo due braccia con un cuore, solo questo avrai da me”. Da ascoltare. VOTO: 6-

NESLI – BUONA FORTUNA AMORE
Approda per la prima volta, a Sanremo, il rapper romantico che diventa pop. Si tratta di Nesli, che propone “Buona fortuna amore”e canta “dammi l’amore in faccia e i morsi sulla carne, la vita che si slaccia” e ancora “…le righe sulla pelle, da dove proveniamo; e se lassù un angolo di cielo ci appartiene, vale la pena in questo posto seminare bene”. Non mi dispiace, potrà rivelarsi una felice (ri)scoperta. Quantomeno, evita la parte (forzata) del duro e racconta l’amore con naturalezza, con trasporto e con una sana (e ormai –ostinatamente- schivata) spontaneità. VOTO: 6+

RAF – COME UNA FAVOLA
Raf torna al Festival e parla d’amore. E riesce ad essere credibile, sebbene lo faccia da sempre. Sa farlo bene, evidentemente. Si mantiene sempre al limite tra un pensiero profondo e uno banale. E quando sembra stia per cadere dalla parte sbagliata, scrive “e ho imparato, tra sogni e realtà imprevedibili, che l’amore esiste anche al di là dei nostri limiti”. E purtroppo scrive anche “splenderemo per sempre, milioni di anni luce, come pianeti”. Ma Raf ha dalla sua parte un’esperienza ultraventennale, uno stile peculiare e inconfondibile e una grande fetta di pubblico (che ricorda con nostalgia quegli anni Ottanta, ma non solo) pronta a sostenerlo. Di sicuro, la sua sarà una performance elegante e garbata, come ci ha da sempre abituati. A Raf non è richiesta l’originalità, piuttosto che sappia suscitare emozioni quasi per contagio, come è solito fare. VOTO: 6

ANNA TATANGELO – LIBERA
“Libera” è la terza ed ultima proposta sanremese a portare la firma di Kekko Silvestre. E, tra le tre, è quella meno “modaiola”, almeno a giudicare dal testo, che sprofonda –qualche volta- in frasi impregnate di banale prevedibilità (“guardare le paure, bruciare dentro il sole e sentire che con te sono libera”). Spicca qualche verso, ma qui -a farla da padrona- dovrà essere la voce e l’interpretazione di Anna Tatangelo, che si gioca un’occasione importante: tornare al Festival significa, per lei, tornare alla musica, dopo quattro anni dall’ultimo disco. In attesa di ascoltarla, mi compiaccio nel notare che stavolta Kekko non ha fatto riferimento a muchache sexy (anzi, troppo sexy), sogni erotici, playboy, spiagge e sudore. Un sospiro di sollievo. VOTO: 5.5

NINA ZILLI – SOLA
Nina Zilli parla di solitudine. Con consapevolezza, senza piagnistei. “Meglio soul che male accompagnati”, racconta. E canta “io vorrei dare a te quello spazio che ti serve ma non c’è, in questo blues, nel mio blues”. Racconta la fine di un amore in chiave personale, coerente col percorso intrapreso finora, senza picchi di genialità, ma senza nemmeno perdere la propria originalità. Da ascoltare e –soprattutto- da vedere. Intanto è quasi sufficiente. VOTO: 6-

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