Ho conosciuto Gerardina Trovato che ero appena un bambino. All’età di sei anni, ho comprato il mio primo album: era il 1997 e si trattava di “Il sole dentro“, il quarto della sua carriera. Non sapevo ancora leggere, né scrivere, ma conoscevo già a memoria tutti i testi delle sue canzoni. Quando sei un bimbo, non senti ancora l’esigenza, o -più probabilmente- il dovere, di spiegarti tutto quello che ti circonda, che siano note o vite sofferte. E non sai -soprattutto- quanto, faticosamente e straordinariamente, si possano mescolare insieme. Impari a dare un senso che appartiene solo a quell’età, quella dell’immaginazione; perché, in un recinto di poche e nuove parole, impari a costruire la tua realtà con quello che hai, non certamente con quello che pensi o pretendi di avere. È così che l’ho conosciuta, spiegandomi -a mio modo- i suoi versi intensi e sinceri, la sua voce potente e fragile, il suo tormento e la sua felicità. E tutte le sue incoerenze, gli stati d’animo altalenanti e i silenzi, tanti, lunghi, inspiegabili (e inspiegati). Ma quando un artista è sincero, quando impari a riconoscere la sua sincerità, allora non serve che parli. Serve che canti. Serve che canti la propria rabbia o la propria serenità ragionata, ché l’istinto spesso sbaglia. E io, quella sincerità di cui parlo, l’ho riconosciuta sin da subito. E non ho mai avuto alcun dubbio. Mi sono fidato delle sue parole, e Gerardina -le parole- ha sempre saputo usarle molto bene. Crescendo, ho capito che aveva scelto di appartenere a quello che cantava, perché ho percepito un legame indissolubile tra i suoi occhi, le sue canzoni e la sua rabbia. O forse, più che una scelta, si è trattato di una necessità; sta di fatto che chiunque abbia ascoltato e continui ad ascoltare la sua musica, non può non leggerci la sua storia, le sue paure, le sue emozioni mutabili e viscerali. Gerardina è un’artista sincera, l’ho detto. Profonda e sensibile, e probabilmente ha pagato il prezzo di questa sensibilità. Che le è valsa, però, anche l’affetto di tanta gente. In un’era di artisti artefatti, pensati come prodotti e distribuiti come surgelati al banco frigo, lei si è rivelata una mosca bianca: capelli cortissimi e chitarra di fianco, ha incrociato le gambe e ha iniziato a cantare. Ha cantato la sua vita, il timore di cambiarla e quello -più sfiancante- di vederla cambiata. Il primo brano di Gerardina che ho amato si intitola Angeli a metà, una canzone che mostra i ricami più nascosti della sua dolcezza. Canta “Siamo angeli a metà e forse siamo liberi, ci disegniamo i tatuaggi sulla pelle. Siamo figli delle favole, dormiamo sulle stelle, con gli occhi fatti a pezzi per un no“. E poi ancora “Se vivi, devi crederci come ci credo io, con gli occhi fatti a pezzi per un no“. Ecco cos’ho amato sin dall’inizio: la sua forza, punto d’arrivo di una storia tormentata, il traguardo dopo una corsa estenuante; la sua rabbia, mai fine a se stessa, a volte urlata e -qualche volta- sussurrata con fare arrendevole, ma mai dimesso; la sua rabbia non è mai diventata un marchio o un’etichetta da attribuirle, piuttosto un pezzo di vita da raccontare, mettendo insieme i cocci di un dolore evidente e mortificante. Ho amato la sua determinazione e la sua risolutezza; la sua voce, che ha sempre saputo rompersi dove serviva, per spaccare i cuori di chi l’ascoltava e l’ascolta. La sua voce sa essere struggente e arrabbiata, persino calda e coinvolgente. Non ha mai avuto bisogno di dimostrare di saper cantare, perché il suo straordinario talento è sempre stato quello di trovare una coerenza innegabile tra le parole e tutte le sfumature della sua voce. Che sono tante, che spiazzano chi l’ascolta, perché sembra impossibile che una artista possa essere tanto coerente con il proprio talento e -al contempo- riuscire a mostrarne tutte le facce, senza strafare, senza sforzarsi di somigliare a qualcuno che non è, senza diventare qualcuno che non è. Un vero artista, a mio avviso, è colui che non fa il proprio mestiere, ma lo è. Lo indossa, come si fa con un capo d’abbigliamento o con uno stato d’animo. Di un vero artista, non si conta il numero di persone che l’ascolta, ma quanto è intenso il legame che si crea. E Gerardina è esattamente quello che fa. Ho amato le sue canzoni, il fatto di averle ascoltate centinaia di volte e -ogni volta – di aver provato un’emozione che somiglia sempre all’entusiasmo della prima volta, alla sorpresa della scoperta, all’incredula meraviglia della novità. E la cosa certamente più straordinaria è che tutto quello che ho amato, l’amo ancora.
Gerardina Trovato resta una delle artiste più valide che l’Italia possa vantare di avere. Una donna intelligente e mai convenzionale, che ha saputo mostrare la propria identità, le proprie insicurezze e la propria forza. Quando non ha avuto nulla da dire, ha scelto il silenzio. Quando ha deciso di raccontarsi, l’ha fatto come solo i grandi fanno: con umiltà, con dedizione, con un amore evidente e rispettoso verso la musica e verso il suo pubblico, che in tanti anni non ha mai smesso di esserle fedele. E che l’aspetta ancora, come lei -vent’anni fa- aspettava quella stella cadente.
E’ stata il mio vate, e’ uscita nel periodo della mia adolescenza, mi ha catturato l’amina con la sua voce e ricordo come fosse ieri , il suo primo sanremo con ”Ma nn ho piu’ la mia citta”’ imparai a memoria quella splendida canzone che rispecchiava anke il mio sogno, quello di partire,scappare via . Da allora nn l’ho mai lasciata.ora nn voglio dilungarmi con la mia storia, ma posso dirti ke mi sono girata mezza italia x seguirla e vederla nei concerti, x strapparle un bacio una stretta di mano, una foto o semplicemente scambiare due parole a fine concerto. la grinta, la forza,la rabbia la dolcezza e tutto l’amore ke metteva nello scrivere e cantare le sue canzoni mi ha affascinato,il suo look il suo modo bizzarro di cambiare in continuazione facevano di lei un’artista straordinaria. Ho amato e continuo ad amare Gerardina (Gerry) e ogni tanto ascolto le sue canzoni, ma nn credo ke tornera’ a fare musica x noi, ha preferito uscire di scena a suo modo in silenzio con discrezione, peccato pero’
Gerardina torna mi manchiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii un abbraccio con tutto il cuoree