La neve all’alba – booktrailer

È online il booktrailer del mio secondo romanzo, “La neve all’alba” (EdDA Edizioni), in uscita tra poche settimane.

 

TESTO:

Volevo una risposta a tutto, perché avevo ancora l’età di chi crede che ogni domanda abbia la sua risposta. E quell’età lì, quella in cui ero libero di correre ovunque e ovunque non era mai il posto giusto, nessuna te la restituisce. Nessuno si perdona al tuo posto. Chiedevo attenzione, chiedevo che ci si sgretolasse tra le mani la nostra inconcludenza, che sapessimo rispettare i nostri ruoli. Che bastasse essere dei ruoli. Ma la prova più crudele a cui ti sfida la vita, è quella in cui sa che vincerà, perché ha già visto tanto dolore ammassato e poi sopito a forza di accumularne altro. Come cadaveri di guerra accatastati l’uno sull’altro, perché nessuno se ne cura. Ma la vita è un contenitore: vuoto, se non lo riempi; vuoto, se aspetti che qualcuno lo riempia per te; vuoto persino se t’aspetti che ti conceda un rimpianto, ma che in cambio si porti via la disattenzione che hai sopportato già, che ti ha cullato, che ti ha malnutrito. La disattenzione che non perdonerò mai, che mi ha guardato ogni giorno e non mi ha mai visto sfiorire, come l’ultima pagina di un libro, come la radice secca di un albero che poteva germogliare la primavera. Non sforzare la vista, mi dicevo, e nemmeno la convinzione di saper stare al tuo posto. Ma se nessuno t’insegna che c’è dell’altro, che si può sopravvivere a tutto e vivere di niente, come puoi immaginarti in un altro posto? Come puoi pensare che basti cercarsi in un abbraccio che non avevi intuito, in una persona che aspettava di insegnarti che, per andarsene, bisogna voler tornare? Ho fatto tutto da solo, un giorno che non era inverno, ma che non era più nemmeno estate. Un giorno di quelli che sei al largo, e non affondi, e non tocchi terra. E devi chiederti se ti basti stare a galla. Io ho visto la neve all’alba, l’ho vista davvero. È successo mentre pensavo che a me non sarebbe stato concesso. La vita ti sorprende ogni volta che pensi che ti abbia vinto. Oppure siamo noi a sorprenderla, quando ci accorgiamo di saperci stupire ancora. L’ho vista, sono stato parte e centro di un miracolo, tutto umano. Un miracolo di parole imbarazzate e silenzi disciplinati, ma non severi. E risate, tante risate, che non riuscivamo a smettere. La felicità è quell’istante che te ne accorgi. Quell’istante che te la concedi, perché sei vivo. O perché hai imparato a vivere. L’ho stretta tra le mani, quella neve, fino a sentirle gelarsi; ma non m’importava. I cuori devono spezzarsi prima di imparare a combaciare. E noi, che ci siamo accorti in tempo di quello che potevamo pretendere, abbiamo sopportato il gelo nel petto e nello stomaco, certi che, alla fine di quella strada, ci fosse la parte migliore di noi. Non so quando l’abbiamo capito, se l’abbiamo capito. Non ci siamo detti nulla. La parte migliore di noi è la rabbia che si fa pugni contro il muro e lacrime, indisciplinate e rumorose. La parte migliore di noi è rimpianto che si fa notti insonni. La parte migliore di noi è la mia faccia scavata e bianca, che si guarda allo specchio e non si vergogna più. La parte migliore di noi parla, a volte grida e, quando serve, piange. E dà un nome al proprio malessere. La parte migliore di noi non è bella, è vera. E ci somiglia tanto, così tanto da doverci familiarizzare. Così tanto da doverla perdonare. E sulle nostre facce resta un sorriso stropicciato, ma sincero. Le cicatrici che portiamo addosso, quelle che per tutta la vita abbiamo cercato di nascondere, sono diventate rami fecondi di storie inaspettate. Sono diventate quello che siamo, che siamo stati, che abbiamo sopportato per esserci ancora. Piegati, ma non vinti. Disillusi, ma non imbruttiti. Vivi, com’è vivo il cielo, il mare, la rabbia, che qualche volta torna; la nostalgia con cui convivo; la malinconia, che è un assaggio di dolore e mi commuove. Sono vivo come tutte le persone che sono passate attraverso la morte. E se non avessi visto la neve, quella mattina, in quel posto che non somigliava a niente di ciò che potevo sapere, oggi non potrei spiegare cosa vuol dire vivere. Vivere davvero. E mi concedo la neve all’alba, ogni volta che dimentico come si fa. “Perché la gioia, come il dolore, si deve conservare. Si deve trasformare”.

Share on FacebookShare on TwitterShare on Tumblr

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.