È giusto che Alessandra Amoroso sia ospite a Sanremo, ecco perché

Alessandra Amoroso a Sanremo

Leggo tante polemiche per la partecipazione di Alessandra Amoroso al Festival di Sanremo in qualità di ospite. Per me è giusto che ci sia e vi spiego pure il perché.

Parto, però, da una premessa, che sarebbe bello non dover fare, ma che – allo stato attuale delle cose – mi sembra necessaria: a me la Amoroso non piace. Artisticamente parlando, s’intende. Perché lo sottolineo, dunque, se preferirei non farlo? Per un motivo molto semplice: viviamo in un momento in cui siamo divisi in fazioni, c’è un noi e un voi; i social non fanno altro che aizzare questo gioco al massacro, in cui la ragione degli uni e degli altri diventa legge. E nessuno ascolta nessuno, perché a ognuno interessa soltanto affermare la propria verità, che da “propria” diventa “assoluta“.

Dunque, da una parte ci sono quelli che parteggiano per la Amoroso, quindi i suoi fan, dall’altra quelli che la denigrano, che sminuiscono il suo percorso e le sue capacità. E io, in questa guerra, sono una mosca bianca: la Amoroso, sul palco dell’Ariston, non la vorrei, perché la sua musica non mi piace, ma credo sia giusto che ci sia, perché bisogna dare onore al merito.

Alessandra Amoroso è – di fatto – una che al pubblico piace, vende tanti dischi, riempie i palazzetti dello sport, ha collaborato con artisti di tutto rispetto e non ha mai subito una battuta d’arresto in dieci anni di carriera. Insomma, ha tutte le carte in regola per essere l’ospite di una manifestazione canora come Sanremo. La sua provenienza (il talent Amici di Maria De Filippi) non può e non deve diventare un demerito. I talent esistono da vent’anni, sminuire un cantante che vi ha partecipato, per il solo fatto di avervi partecipato, è ridicolo e fuorviante.

Alessandra è una giovane artista con una carriera in piena ascesa, apprezzata in Italia e con buone prospettive di crescita anche all’estero (ha già pubblicato un disco in America Latina e Spagna). Ad ora, è sicuramente un personaggio che interessa e che fa parlare di sé. E questo, in fondo, è ciò che importa agli addetti ai lavori. Certo, catalizza l’attenzione di un pubblico diverso rispetto a quello interessato, ad esempio, a Ramazzotti (altro ospite della kermesse), ma è proprio questo il motivo per cui è all’Ariston: attrarre una platea di giovani e giovanissimi. Di fatto, è lo stesso motivo per cui, tra i big, gareggiano – per citare qualcuno – gli Ex-Otago (conosciuti da un pubblico di nicchia), Federica Carta (apprezzata ad Amici, ma ancora distante da una consacrazione nazionalpopolare) o Achille Lauro (fortissimo tra gli amanti della trap music, decisamente meno tra gli utenti medi di Raiuno): ognuno porta con sé il proprio pubblico e questo permette al Festival di non essere una manifestazione stantia e obsoleta, ma in costante evoluzione.

Altro punto da chiarire è quello che riguarda la definizione di “super-ospite“, utilizzata – a sproposito e in malafede – da chi ha voluto criticare la scelta della Amoroso a Sanremo: Alessandra è stata annunciata semplicemente come “ospite“. Il “super” è stato aggiunto da chi ha voluto alzare un polverone e farne una polemica. Sterile, se posso permettermi.

Ma andiamo avanti: qualcuno ha detto che la Amoroso, dal momento in cui non è mai andata in gara a Sanremo, non dovrebbe nemmeno parteciparvi come ospite. E io rilancio con una domanda: quindi, a suo tempo, eravate contrari anche alla partecipazione di Tiziano Ferro? Attenzione: non vi è, nelle mie parole, la benché minima volontà di paragonare la caratura artistica dei due, ma – se si parla di gara – allora va detto che nemmeno Tiziano vi ha mai partecipato, eppure nessuno se n’è lamentato.

Qualcuno ha azzardato un “La Amoroso ha sempre snobbato Sanremo e ora ci va come ospite“. Quindi siete davvero così ingenui da credere che un’artista giovane, appena uscita da un talent-show, abbia la facoltà di decidere se partecipare al Festival di Sanremo oppure no? Sanremo, si sa, rappresenta un rischio, parteciparvi quando i dischi si vendono bene e le tournée sono sold-out, può essere controproducente. Lo confermano queste parole di Laura Pausini, rilasciate durante un’intervista di qualche tempo fa: «Io a Sanremo ci andrei pure, ma se partecipo e qualcuno mi supera, iniziano a scrivere “Il flop della Pausini” oppure “La Pausini battuta da…” e non voglio correre il rischio». Certo, la carriera di Alessandra non può essere paragonata nemmeno lontanamente a quella di Laura, ma – di fatto – il ragionamento è lecito e riguarda anche la Amoroso (e tanti altri artisti, che non hanno alcuna intenzione di mettere piede a Sanremo). Nei confronti di un personaggio che vende molti dischi, le aspettative sono più alte e un insuccesso può rivelarsi assai dannoso. Nell’era del web, del clickbait e delle guerre a suon di tweet, incrinare una carriera è cosa molto facile. Le case discografiche (mi viene da aggiungere “giustamente“) preferiscono non rischiare.

Qualcuno, poi, si chiede «Ma perché i veri big, come la Bertè e Patty Pravo, sono in gara e la Amoroso è ospite?». Il punto è che quelli che se lo domandano, sono gli stessi che dicono «Basta con questo snobismo, i big devono partecipare in gara, non come ospiti». Dunque, decidetevi una volta per tutte: big in gara o no? Oppure vale la regola che dice “un peso e due misure“?

Se devo esprimere un giudizio di gusto, dico che sul palco dell’Ariston mi piacerebbe vedere delle eccellenze del cantautorato italiano: penso a Vecchioni, Guccini, Fossati, Cocciante, De Gregori, Conte, Cammariere, Bersani, Fabi, oppure ancora Carmen Consoli, Cristina Donà, Nada (che duetterà con Motta venerdì 8 febbraio), tanto per fare qualche nome. Ma polemizzare per la partecipazione della Amoroso è inutile e ingiusto, perché si tratta di un pregiudizio. E i pregiudizi, da che mondo è mondo, rivelano molto su chi li ha e pochissimo sulla persona a cui sono rivolti.

Buon Festival a tutti. 

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