La frase più letta negli ultimi giorni sui social network? Sì, è proprio “Baglioni è un cantante quindi pensasse a cantare anziché parlare di politica”. E non c’è espressione più ignorante, approssimativa e priva di contenuto di questa. È un modo piuttosto semplicistico e goffo di liberarsi di una mente pensante, che ha espresso un parere dettato dal buonsenso, dalla consapevolezza e dal rispetto, un’espressione che non ha colori politici né aveva, in alcun modo, lo scopo di denigrare una figura politica nello specifico.
Ma, si sa, specie di questi tempi, poter strumentalizzare e usare a proprio vantaggio le parole di qualcuno fa gola a molti politici, perché diventano un’arma per un’infinita propaganda. Poi, se questo qualcuno può essere considerato un nemico comune e diventare, in questo modo, un bersaglio da colpire, allora si rivela davvero un’occasione da non perdere. Se poi questo qualcuno diventa addirittura nemico di un governo che ha fatto della frase “prima gli italiani” il proprio mantra, allora è da considerarsi avversario degli italiani stessi. E quindi nasce una guerra tra poveri: da una parte noi, vale a dire quelli del “prima gli italiani”, dall’altra parte loro, ovvero i cosiddetti anti-italiani, quelli che – semplicemente – hanno compreso le parole di Baglioni e non ne hanno fatto un’arma per attaccare nessuno (semmai per difendersi, ma questa è un’altra storia).
Ma veniamo ai fatti: siamo a Sanremo, in occasione della conferenza stampa che precede di un mese l’inizio del Festival della canzone italiana e, di fatto, il clima è piuttosto sottotono: poche e poco succulenti le anticipazioni sulla sessantanovesima edizione del Festival e prevedibili le gag dei due co-conduttori, Claudio Bisio e Virginia Raffaele. Finché, ad un certo punto, inizia l’intervento dei giornalisti. Ed è proprio un giornalista a rivolgersi a Claudio Baglioni e a chiedergli un parere sulla situazione dei migranti in Italia, visti i recenti fatti delle navi Sea Watch e Sea Eye.
Alla luce dei fatti, è necessario chiarire alcune cose, che – a quanto pare – sono state poco e mal comprese.
Partiamo dalla prima: non è vero che “Baglioni si è messo a parlare di politica”, come erroneamente si continua a scrivere sui social network, specie su Facebook, dove il livello di analfabetismo funzionale tocca ogni giorno vette preoccupanti e traccia un chiaro e allarmante quadro degli italiani. Gli è stata fatta una domanda e lui ha risposto, semplicemente. Cosa avrebbe dovuto fare? Starsene zitto, sviare la domanda e comportarsi da omertoso oppure, peggio ancora, dare un giudizio diverso per essere in linea con l’attuale governo? Baglioni è un essere pensante ed un cittadino italiano, prima ancora che un artista, e in quanto tale ha il diritto di esprimere la propria idea. Idea, peraltro, esposta con garbo, coscienza e argomentazioni chiare e condivisibili. Lo so, probabilmente siamo abituati ai 280 caratteri di Twitter e a chi si espone tramite hashtag, dunque seguire un ragionamento fatto con raziocinio risulta difficile. L’attacco che gli viene rivolto, vale a dire “Sei un cantante quindi pensa a cantare“, è piuttosto debole e ignorante, adatto a chi è privo di argomenti, tipo Salvini (e infatti così gli ha detto).
Secondo punto: Baglioni non si è scagliato contro il governo, cosa che erroneamente (e faziosamente) è stata riportata, ma ha detto: “Credo che le misure che sono state messe in campo dal governo non siano all’altezza. Non lo sono state neanche quelle precedenti“. Baglioni ha espresso un’opinione, peraltro ampiamente argomentata, quindi non c’è stato alcun attacco al governo né ad alcuna figura politica nello specifico. Ha infatti aggiunto: “Non si può risolvere il problema di milioni di persone in movimento bloccando lo sbarco di 40 o 50 di loro o dicendo: due li prendi tu e cinque io. Siamo alla farsa, questo ce lo dobbiamo dire. Non credo che un dirigente politico di oggi abbia la capacità di risolverlo, ma ci vorrebbe almeno la verità di dire che siamo di fronte a un grave problema e di metterci tutti nella condizione di risolverlo”. Non comprendere o travisare le parole di Baglioni è da ignoranti, strumentalizzarle è da meschini, non leggerle e giungere a conclusioni affrettate è da italiani. E noi siamo riusciti a fare tutt’e tre le cose.
Terza cosa: “scagliarsi contro”, “attaccare”, “asfaltare” sono verbi che poco si addicono alla risposta di Baglioni, sono piuttosto un’invenzione della stampa, quella del cosiddetto clickbait, che deve “vendere” una notizia, dunque invogliare il pubblico a cliccare sull’articolo. Come farlo, se non tramite un titolo acchiappa-click, appunto? È più accattivante “Baglioni risponde ad una domanda che riguarda l’attuale situazione dei migranti in Italia” oppure “Baglioni attacca il governo“? Esatto, avete indovinato. E ci siete pure cascati.
Ma non è finita: Baglioni non è uno sprovveduto, ha organizzato per anni uno straordinario festival a Lampedusa, O’ Scià, e ha avuto modo di occuparsi di immigrazione e sbarchi, osservando da vicino quanta disinformazione (o informazione faziosa) ci sia intorno all’argomento. O Scià è nato proprio come forma di sensibilizzazione sull’immigrazione clandestina.
Ultimo punto: insultare, offendere, augurare morte, insuccessi e qualsivoglia altro male a Baglioni conferma la preoccupante piega che sta prendendo questo paese. I commenti sono sgrammaticati, sì, ma il senso, purtroppo, è ben chiaro: se critichi il “capitano”, sei nemico degli italiani. Ecco che l’intento è stato raggiunto: da una parte ci siamo noi, come dicevo poc’anzi, dall’altra gli anti-italiani. Il punto è che, alla fine, a uscirne con le ossa rotta saremo tutti, perché questa guerra intestina produce solo disordine, disinformazione (o informazione faziosa) e distrazione: a forza di cercare nemici da combattere (e Salvini, nella fattispecie, ne ha cercati dapprima nel sud Italia e ora nell’immigrazione), stiamo perdendo la nostra, seppur labile, identità, i nostri connotati, la nostra storia.
La verità è che hanno cercato di far diventare Baglioni un nemico perché è più comodo così, puntare il dito contro qualcuno, combatterlo, ricordargli di starsene al suo posto è un atteggiamento tipico di chi non ha argomenti e tenta di zittire l’avversario. Non mi pare che Salvini si sia scagliato contro gli artisti che hanno preso le sue difese, non mi pare che abbia coniato alcun hashtag per loro, non mi pare nemmeno che quelli che hanno detto “Baglioni pensasse a cantare” abbiano riservato lo stesso trattamento a chi ha sostenuto Salvini. Quindi non è affatto vero che i cantanti debbano pensare a cantare. Devono farlo solo e soltanto se esprimono un giudizio che, in un modo o nell’altro, è contrario alla condotta del capitano. Diciamo le cose come stanno, dunque.
Ho finito. Se c’è qualcosa che non è chiaro, rileggete pure, che male non vi fa.