Chiara Ferragni è l’emblema del nulla, ma piace proprio per questo

Chiara Ferragni

Alla fine l’ho fatto, ho visto il documentario di Chiara Ferragni. Non sopporto i pregiudizi, dunque l’ho guardato senza preconcetti, pronto a ricredermi e a cambiare la mia opinione nei suoi confronti, ma soprattutto nei confronti del suo mestiere di influencer.

Un cambiamento c’è stato, di fatto, ma in peggio. Perché, se prima la consideravo una ragazza più fortunata che talentuosa, oggi la considero solo fortunata. E inizia a irritarmi anche quel «però non le si può negare che è intelligente» da parte di molti, che trovo fastidiosamente reverenziale ma vuoto di sostanza.

Inizio col dire che un personaggio come quello della Ferragni, solo pochi anni fa, non sarebbe stato possibile: oggi, purtroppo, viviamo in una società vacua, distratta, superficiale, che idolatra il nulla, che cerca una scorciatoia, che ha bisogno di sentirsi protagonista pur non avendo alcuna competenza e alcun talento. E Chiara Ferragni è diventata protagonista di un niente che è stato possibile grazie a tutta la gente che vorrebbe essere lei, che potenzialmente è come lei, ma non ha la stessa fortuna e gli stessi agganci.

Unposted, l’esaltazione del nulla

Ma parliamo del documentario, che si intitola Chiara Ferragni Unposted, ma di fatto è una lunga, stancante, asfissiante Instagram story.

Primo punto: il film è totalmente privo di introspezione, nessuna traccia del carattere della protagonista, niente di niente. È una bellissima bambola bionda che ripete meccanicamente di aver fatto bene a credere al proprio sogno, senza spiegare di che sogno si tratti. Nessun sentimento emerso, nessuna traccia di empatia, nemmeno un cenno alla sua personalità. Le varie persone intervistate (mamma, papà, collaboratori) hanno ribadito più volte quanto Chiara sia ambiziosa, ma di quest’ambizione nessuna traccia.

Secondo punto: tutti coloro che sono intervenuti nel documentario hanno sottolineato quanto Chiara sia brava a fare «questo»: «in questo è la numero uno», «in questo non la batte nessuno», «questo è quello che la rende unica». Ma “questo” cos’è? Qual è il lavoro di Chiara Ferragni? Non è dato saperlo. Oggi è un’imprenditrice, perché grazie a “questo” le hanno costruito addosso due società. Ma, di fatto, qual è il lavoro di Chiara? Non si sa nulla, l’unico cenno che viene fatto è alle foto che si scattava una decina d’anni fa di fronte a uno specchio; foto che finivano nel suo blog e che, nel tempo, le hanno permesso di essere invitata alle sfilate.

Terzo punto: la vita della Ferragni è il suo lavoro. L’influencer ha raccontato che, nell’ultimo mese di gravidanza, ha avuto qualche problema di salute. Così, lei e il suo staff hanno deciso di rendere pubblica la notizia per far capire agli utenti che la sua vita non è perfetta, non è solo lustrini, paillettes e post su Instagram. Ha ammesso – nemmeno troppo velatamente – che i problemi avuti sono stati usati ai fini di veicolare un messaggio, di mostrare al pubblico una Chiara più umana, più vera. Insomma, i problemi in gravidanza sono stati utilizzati come fossero un vestito o un accessorio: sono serviti a rendere più appetibile il suo personaggio, dunque a venderlo. Stesso discorso per il matrimonio.

Quarto punto: gli interventi della Ferragni non sono stati altro che una sequenza infinita di luoghi comuni, con lo scopo ben preciso di delineare l’aspetto di una donna di potere, forte, emancipata, sicura di sé. Dunque, ha detto che le donne non hanno bisogno degli uomini per imporsi, che bisogna credere nei propri sogni, che le critiche fanno male ma fortificano.

Quinto punto: in uno dei suoi interventi, Chiara ha detto che a lei – di essere famosa – non importa proprio nulla. Pochi minuti dopo, ha rivelato che la sua più grande paura è quella di non essere ricordata e perdere consensi. Qual è la vera Chiara, quindi?

Sesto punto: la verità è stata rivelata da uno dei personaggi intervenuti nel documentario, Simone Marchetti. Marchetti, senza troppi giri di parole, ha affermato che Chiara Ferragni è il mezzo, non la sostanza. Non so se il tipo volesse farle un complimento; suppongo di sì, visto che ha avuto ampio spazio nel film, ma ha detto tutto quello che c’era da dire. Chiara è il mezzo, non la sostanza, perché – più semplicemente – la sostanza non esiste.

La verità, in conclusione, è che viviamo in una società in cui non si è famosi perché si è bravi, ma si è bravi perché si è famosi e la Ferragni ne è l’emblema perfetto. Guardate Unposted, ma non aspettatevi di scoprire qualcosa di diverso da ciò che sapete già: Chiara Ferragni è una superficie, bella, patinata, ammaliante, ma sotto non c’è niente.

È semplicemente un marchio e, forse, funziona proprio per questo.

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