Per anni e anni mi sono chiesto chi avrebbe potuto limitare lo strapotere del Papa e, più in generale, della chiesa. Bene, ci è riuscito uno che è persino peggio dell’organizzazione ecclesiastica stessa: Matteo Salvini.
In Italia, fino a qualche tempo fa, nei confronti del sommo pontefice vi era una vera e propria riverenza; il Papa, rappresentante di Dio sulla Terra, era (giustamente, secondo una visione strettamente cattolico cristiana) intoccabile, un essere al di sopra di qualsiasi altro. Poi, ad un certo punto, Bergoglio ha iniziato (o meglio ha continuato) a dire delle ovvietà, tipo che bisogna praticare la fratellanza, rispettare gli altri, accogliere, essere solidali, amare il prossimo. Cose ovvie, appunto, comprensibili a chi possiede la fede cristiana e a chi, come me, non ce l’ha, ma ha una coscienza.
Il punto è che queste ovvietà, in un momento storico come quello in cui Salvini è salito al governo, sono apparse sovversive, il Papa è diventato un radical chic, uno che predica bene e razzola male, del resto «che ne sa lui dei bisogni della povera gente, parla degli immigrati ma non si cura di noi italiani». Insomma, il Papa si è messo contro Salvini ed è diventato un simbolo della sinistra, un vecchio rimbambito che «farebbe bene a pensare a dire messa», un nemico. Ed ecco spiegati l’odio e l’aggressività di chi, in questi giorni, l’ha insultato e attaccato per aver “schiaffeggiato” una fedele.
Quindi a me, ateo consapevole e convinto, tocca difendere il rappresentante di Dio in Terra, che prima di ogni altra cosa è un anziano di 83 anni, il quale ha semplicemente, umanamente, condivisibilmente perso la pazienza, come avviene a tutti, tutti i giorni.
Una cosa, purtroppo, ormai è chiara: se la gente non ha più rispetto neanche per il Papa, non c’è più speranza per niente e nessuno. È la fine.